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Gioia di che?
(strofe
saffica minore)
Cuor che t’inebri d’un
tramonto estivo,
mentre splendendo
s’inabissa Febo,
sento che godi, sento che
ti preme
trepida gioia!
Ma quale gioia? tu
ottenesti grandi
doni da Pluto, ed or
quell’oro guardi?
o a te fu largo de
l’Olimpo il padre,
d’invidi onori?…
Alme vittorie con trionfi
alteri
forse tu avesti
sull’avverse sorti?…
Nulla di questo tu
ottenesti, a cui
naviga l’uomo!
Ma qual è allora la
serena gioia
che in te s’accoglie, che ti fa contento?
non hai ricchezze, te
nessuno cura,
vanti non senti…
Oh ti comprendo! tu me
stesso sei,
e solo a me tu ti confidi
appieno.
Basta che guardi ne
l’azzurro cielo
gli astri splendenti,
basta che l’alma dal
tormento fugga
del nero dubbio che
affatica e preme,
basta che vita solitaria
meni,
lieto tu sei!
È la bellezza d’una vita
sola
che ti rapisce, come fior
nascosto,
non ammirato, mai
guardato, ignoto,
che tu ricerchi!
Chiudi geloso l’estasi
che vivi,
mena una vita intima e
sognante,
fin che la Parca, la tua
ombra nuda
lanci nel vuoto!…
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